Il termine cefalea include una serie di manifestazioni cliniche che hanno in comune un dolore nella regione del capo. La ICHD-3beta, la classificazione internazionale dei disordini cefalalgici, prodotta dall’ International Headache Society, classifica14 tipi di cefalea, ognuno dei quali presenta diversi sottotipi. Ad oggi non esistono esami strumentali specifici per la diagnosi di cefalea; per questo risulta di fondamentale importanza l’esame clinico obiettivo del medico e la valutazione anamnestica personale e familiare. Esami diagnostici come TC e RM encefalo, Angiografie, EEG sono prescritti solamente in determinati casi e per escludere la presenza di patologie associate.
La prima grande distinzione che viene fatta è tra:
- cefalee primarie, descritte in base alla sintomatologia;
- cefalee secondarie, descritte in relazione all’eziologia, che sottendono ad un meccanismo fisiopatologico specifico.
Tra le cefalee primarie che più frequentemente colpiscono la popolazione ci sono la Cefalea muscolo tensiva e l’Emicrania. Queste presentano manifestazioni cliniche da distinguere per una corretta diagnosi.
CEFALEA MUSCOLO TENSIVA
Forma molto frequente che colpisce diverse fasce di età, con una percentuale maggiore per le donne. Caratterizzata da una durata che può variare da 30min a 7giorni, con dolore di lieve/media intensità di tipo costrittivo bilaterale. Il dolore non è aggravato dall’attività fisica e nella maggior parte dei casi non ci sono sensazioni di nausea e vomito. Può essere associata fotofobia o fonofobia, mai entrambi.
Può essere presente dolorabilità dei muscoli pericranici.
EMICRANIA
Forma molto frequente che colpisce 1/8 adulti, con un rapporto uomo-donna di 1/3. Caratterizzata da una durata da 4 a 72 ore, generalmente unilaterale, con dolore molto intenso di tipo pulsante. Peggiora con l’attività fisica ed è associata a fotofobia e fonofobia, oltre che sensazioni di nausea e vomito. I fattori scatenanti possono essere di tipo ambientale, alimentare, ormonale, psicologico o farmacologico. L’emicrania con aura è un sottotipo di emicrania, caratterizzata dalla presenza di alcuni sintomi, principalmente visivi, sensitivi, del linguaggio o motori, della durata di 5/60 minuti che precedono l’attacco cefalalgico.
Un paziente emicranico può talvolta manifestare una cefalea muscolo tensiva o il contrario; importante diventa quindi una corretta valutazione del caso.
Diverse possono essere le frequenze di insorgenza degli attacchi cefalalgici, a seconda che siano forme episodiche o croniche.
Per quanto riguarda le terapie farmacologiche, due sono gli approcci:
1) Sintomatici, se gli attacchi sono disabilitanti e <4 al mese.
Tra i farmaci più utilizzati ci sono Analgesici e FANS per gli attacchi di lieve e media intensità o i Triptani per gli attacchi più severi, riducono l’intensità dell’attacco e hanno maggior effetto se presi in corrispondenza dell’inizio della sintomatologia.
2) Preventivi, con l’obbiettivo di ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi futuri.
Esistono però alcune forme di cefalea associate ad eccessivo utilizzo di farmaci, per cui devono essere utilizzati con cautela.
IL RUOLO DELL’OSTEOPATA
Per quanto riguarda il trattamento delle cefalee, l’osteopatia può essere un’ottima soluzione, sia come cura, che come prevenzione. Può essere determinante soprattutto in situazioni di cefalea in gravidanza, dove l’assunzione di farmaci è sconsigliata o limitata solo ad alcuni prodotti. La maggior efficacia riguarda il trattamento delle cefalee muscolo tensive, in cui il dolore cefalalgico origina da tensioni della muscolatura del rachide cervicale, dei muscoli sub-occipitali o dei muscoli della masticazione. La causa di questi problemi è da ricercare, per esempio, nelle alterazioni dei rapporti articolari di due vertebre cervicali, nel non fisiologico movimento dei condili occipitali, oppure in problematiche relative alla cinetica dell’articolazione temporo-mandibolare, che determina squilibri della muscolatura masticatoria.
L’osteopata interviene con precisione rimuovendo la condizione disfunzionale che sta mantenendo il problema, generando una situazione di rilascio e riequilibrio delle tensione muscolari con conseguente miglioramento della sintomatologia cefalalgica.
Il trattamento osteopatico risulta efficace anche nel trattamento della cefalea emicranica. In questo caso, l’approccio manuale sarà improntato a migliorare la vascolarizzazione del cranio, favorire il drenaggio venoso, riequilibrare le membrane a tensione reciproca e il trattamento di tutte le strutture correlate in relazione alla storia clinica specifica del paziente.
I risultati sono variabili a seconda della situazione clinica del paziente, si può ottenere la remissione completa della cefalea o la diminuzione in termini di frequenza e intensità degli attacchi.
Conseguenza da non sottovalutare del trattamento osteopatico, è l’eliminazione o la diminuzione dell’assunzione di farmaci per la gestione del problema, con un sostanziale miglioramento della qualità della vita.